Playboy non e mai stato caratterizzato dall’allontanarsi dalle polemiche. Si tratta di una rivista che ha osato rompere gli schemi conservatori nei primi anni Cinquanta presentando in copertina modelle e attrici poco vestite.

Dipendenti dall’essere al centro del dibattito per la loro voglia di rompere i tabu, Playboy dedica nel prossimo numero di novembre un ampio reportage nelle sue pagine centrali a Ines Rau, la prima coniglietta transessuale.

Chi e Ines Rau?

Ines Rau e una modella originaria della Francia che, a soli 26 anni, ha una lunga storia di posa di foto per marchi come Vogue o Bailman (per i quali ha gia recitato in una delle loro campagne di moda), e ha anche partecipato a diverse occasioni in sfilate per le passerelle della European Fashion Week   .

Tutto questo non e niente di cui scrivere a casa se teniamo conto che la carriera di modella di solito inizia in tenera eta. La novita stavolta sta nel fatto che ci troviamo di fronte a quella che sara la prima compagna di giochi che non e nata donna. Per chi non lo sapesse, le compagne di gioco sono le modelle a cui la rivista Playboy  dedica le sue pagine centrali   nei numeri che pubblicano ogni mese; onore che e stato concesso a Ines Rau per il prossimo novembre.  

Tuttavia, non e la prima volta che Rau e la rivista lavorano insieme. Gia nel 2014, Playboy contava su di lei per rivendicare le persone di genere non binario. A differenza di allora, ora Ines Rau e la protagonista.

Ines Rau en la Paris Fashion Week del 2017. | Immagine: Veeren – Bestimage

Playboy aveva gia una donna transessuale in copertina

Si, era nel 1981.   Caroline ‘Tula’ Cossey divenne famosa per un breve ruolo nel film di James Bond   Solo per i tuoi occhi (1981), con Roger Moore. Dopo questa breve apparizione, Playboy  le ha offerto l’opportunita di essere la copertina di una delle loro copie.

Un anno dopo, il quotidiano scandalistico News of the World pubblico una storia in cui rivelava la verita su Caroline Cossey, cosa che la lascio molto toccata professionalmente e personalmente, arrivando al punto di subire un’umiliazione televisiva, che la porto a considerare la possibilita di commettere suicidio.

Nonostante questa serie di sconfitte, nel 1991 Cossey pubblico la sua autobiografia e, in una dimostrazione di coraggio, oso parlare del suo passato e del suo processo di trasformazione. Ancora una volta,   Playboy l’ha ricontattata per dedicarle un reportage dedicato al suo cambiamento.

Caroline Cossey: un’ispirazione per Ines Rau

Il coraggio di Caroline Cossey e servito a Ines Rau come esempio di cosa significa sentirsi orgogliosi di chi si e veramente. Per la nuova compagna di giochi,   le parole sulla rivendicazione della bellezza delle persone transessuali che Cossey ha tanto promulgato sono servite da pilastro fondamentale per non nascondere la sua condizione e decidere di mostrarla al mondo.

Secondo Ines Rau,   potersi mostrare nuda e qualcosa di molto importante a causa di tutta la transizione (psicologica, emotiva e fisica) che l’ha portata ad essere chi vuole veramente essere; Inoltre, ritiene che sia un trionfo dell’essere umano poter mostrare senza esitazione la bellezza di qualsiasi corpo, sia esso un uomo o una donna.

La lotta di persone come Cossey e Rau sta aiutando ad abbattere i pregiudizi sulle persone transessuali e a rendere visibile un gruppo che, ancora oggi,   soffre molto del rifiuto sociale . Da qui il nostro rispetto per le persone che perseverano per la normalizzazione e l’uguaglianza che, nonostante ci sia ancora tanto lavoro da fare, sembra sempre piu vicino.

Rompere altri tabu: Hugh Hefner sara la copertina di Playboy

Hugh Hefner e stato il fondatore e capo della rivista testa di coniglio fino alla fine degli anni ’80, quando ha consegnato il testimone a sua figlia Christie, che e stata CEO di Playboy Enterprises  fino al 2009. Dopo le dimissioni di Christie, Scott Flanders ha assunto l’azienda fino a quando , nel 2011, Playboy si e trasformata in una societa di gestione privata .

Dopo la recente morte di Hefner, sembra che suo figlio piu giovane, Cooper, sia il principale erede dell’impero. Nonostante fosse passato molto tempo da quando aveva governato l’azienda da lui stesso creata, Hugh Hefner e sempre stato molto amato da tutte le modelle e personalita che un tempo lavoravano per la rivista; Per questo Playboy dedichera la copertina di novembre, la stessa che includera il reportage centrale a Ines Rau , alla sua amata fondatrice.

Anche se Hefner non sara mostrato in alcun atteggiamento provocatorio o vestito in modo succinto, la fotografia scelta per rendergli omaggio sara quella dell’uomo d’affari scattata nel 1965 da Larry Gordon. Hefner, uno dei rappresentanti della liberazione sessuale, sara la copertina di quella che e stata la prima rivista di contenuti erotici sessuali per adulti.

Instagram: supa_ines

Altri tentativi di normalizzare le persone trans

Playboy  non e l’unico esempio di azienda che ha scelto di rendere visibile questo gruppo , nel tentativo di normalizzare le persone trans e inserirle nella societa.

All’inizio del 2017, il National Geographic  ha dedicato il suo numero di gennaio a un rapporto approfondito sui bambini transgender. Con il titolo Gender Revolution  , c’erano due diverse copertine: in una abbiamo visto diversi ragazzi e ragazze fotografati in atteggiamento spontaneo e, su ognuno, veniva indicato se si trattava di un ragazzo o una ragazza transgender. La   copertina alternativa presentava invece Avery Jackson, una ragazza transgender di 9 anni , la prima ad occupare questo spazio nella rivista scientifica.  

Altri casi : a meta del 2015, la copertina di Vanity Fair  era occupata da un’immagine di Caitlyn Jenner, che fino a poco tempo fa si chiamava “Bruce”, padre delle famose sorelle Kardashian e ora donna. La fotografia, scattata dalla grande Annie Leibovitz, e stata evidenziata con un titolo che diceva “Call me Caitlyn” (Call me Caitlyn).

Ma non sono state solo le riviste di scienza, moda o attualita ad essere state aperte a persone transgender e transessuali. Sempre in tempi relativamente recenti, abbiamo appreso del caso di Chelsea Maning, il primo soldato transessuale dell’esercito degli Stati Uniti , un’istituzione considerata piuttosto chiusa e che, con gesti del genere, dimostra di credere nel potere della normalizzazione. Speriamo che esempi come questo si diffondano e non dobbiamo parlare piu di rifiutare queste persone.